Industrie

Metalmeccanici valdostani in sciopero: chieste tutele e aumenti salariali

Venerdì 28 marzo, le vie del centro di Aosta hanno ospitato il corteo dei lavoratori metalmeccanici, partito e rientrato in place des Franchises, con una tappa simbolica davanti alla sede di Confindustria, dietro piazza Chanoux. La manifestazione, indetta a livello nazionale da Fim, Fiom e Uilm, ha rappresentato il terzo sciopero di otto ore in tre mesi e ha visto l’adesione anche del SAVT Industrie.

Al centro della protesta vi era il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, scaduto a giugno 2024. I sindacati hanno denunciato la brusca interruzione dei negoziati con Federmeccanica e Assistal e la decisione unilaterale delle associazioni datoriali di accantonare le proposte votate dalle assemblee sindacali sin dalla scorsa primavera. Una rottura che ha lasciato sul tavolo una piattaforma alternativa, insensibile alle richieste di aumenti salariali, riduzione dell’orario a parità di salario, maggiori tutele in materia di sicurezza e un contrasto reale al lavoro precario.

Il tutto in uno scenario già reso complesso dall’annuncio dell’ex presidente statunitense Donald Trump di nuovi dazi sulle auto a partire dal 2 aprile, dopo quelli già entrati in vigore a metà marzo su acciaio e alluminio.

In Valle d’Aosta, dove il settore metalmeccanico impiega circa 4000 lavoratori – la maggior parte dei quali ruota attorno alla Cogne Acciai Speciali – lo sciopero ha avuto un’adesione significativa. L’attività in alcuni reparti dell’azienda è risultata molto rallentata e circa 500 lavoratori sono stati coinvolti nella richiesta di cassa integrazione.

«Abbiamo aderito allo sciopero perché è fondamentale sostenere la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale, uno strumento che tutela i diritti e la dignità del lavoro – ha dichiarato Zeno Pucci, segretario del SAVT Industrie –. La situazione in Valle d’Aosta è particolarmente delicata, con un futuro incerto per centinaia di lavoratori. Occorrono risposte concrete sui salari, sulle condizioni di lavoro e sulla sicurezza. Non possiamo accettare che le imprese rifiutino il confronto e decidano unilateralmente di non riconoscere ciò che i lavoratori hanno chiesto democraticamente nelle assemblee».

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