In Italia stiamo vivendo una fase storica nella quale non passa anche un solo mese senza che vi sia la proclamazione di uno sciopero. Tutti assolutamente leciti e motivati. Proclamati di volta in volta da sindacati diversi, siano essi confederali o no, unitariamente o meno. Nel solo mese di novembre sono state programmate ben 11 giornate di sciopero. E il tutto culminerà con lo sciopero generale indetto da C.G.I.L. e U.I.L. per il prossimo 29 novembre.
Lo sciopero generale è stato proclamato contro i contenuti della manovra finanziaria proposta dal Governo Meloni. Alla base della mobilitazione vi sono ragioni assolutamente condivisibili su tematiche che colpiscono direttamente tutte le categorie di cittadini (lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati, ecc.), incidendo sia direttamente sul potere di acquisto di salari e pensioni, sia indirettamente su tutele e diritti che devono essere garantiti sulla base della Carta Costituzionale. Grande preoccupazione desta, infatti, la sensazione che vi sia la volontà di andare sempre di più verso la privatizzazione di alcuni servizi essenziali, in primis la sanità. Come S.A.V.T. abbiamo sempre sostenuto, e lo ribadiamo ulteriormente, che servizi essenziali come sanità e istruzione devono essere garantiti a tutti i cittadini da parte della pubblica amministrazione vista, tra l’altro, l’alta imposizione fiscale alla quale siamo sottoposti. Alla luce di tutte queste riflessioni il direttivo confederale del S.A.V.T. si è interrogato su come possa continuare a reggere una situazione conflittuale così importante e frammentata all’interno del Paese. La tensione tra i cittadini e i lavoratori è molto alta. Oltretutto i tanti scioperi proclamati, se da un lato testimoniano le difficoltà che esistono nei vari settori produttivi del paese, dall’altro rischiano di far perdere incisività a quello che è lo strumento di lotta più forte che hanno a disposizione sindacati e lavoratori. Inoltre vi è il forte pericolo di confondere i lavoratori stessi, che rischiano di essere disorientati da una grande serie di scioperi che a volte hanno connotati poco sindacali e che troppo spesso mettono in evidenza una divisione sindacale. Questo rischia di compromettere la credibilità del sindacato stesso, corpo intermedio che ha come ruolo principale quello di farsi difensore e portatore delle istanze dei soggetti rappresentati, fungendo da cuscinetto tra le parti con l’obiettivo di evitare il conflitto sociale e sicuramente non quello di alimentarlo. Cosa che, al contrario, rischia di accadere. Per queste motivazioni e preoccupazioni il direttivo confederale del S.A.V.T. ha ritenuto opportuno non doversi limitare a dare un’indicazione ai lavoratori se aderire o meno allo sciopero del 29 novembre, visto che sono liberi di decidere da soli sul da farsi.
Al termine di un’attenta e precisa analisi della situazione e riscontrato come l’impoverimento di alcune fasce di lavoratori e di cittadini sia in continuo aumento anche nella nostra realtà regionale, si è ritenuto che fosse più che mai necessario chiedere un incontro al Presidente della Regione, che in Valle d’Aosta svolge anche le funzioni prefettizie, con l’obiettivo di mettere al centro dell’attenzione le preoccupazioni del S.A.V.T. sulla tenuta del tessuto sociale.